lunedì 18 agosto 2014

Vairagya Shatakam di Bhartrhari Con testo originale a fronte

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"Shiva, luce di conoscenza, vince, dimorando nel cuore degli yoghi che è simile a un tempio, colpendo la notte senza fine dell’ignoranza, apparendo alla fine di circostanze favorevoli, bruciando, come per gioco, il desiderio fremente come una farfalla, brillando coi raggi guizzanti della luna, simili a boccioli, posti a ornamento della sua fronte.
Ho percorso luoghi resi inaccessibili da vari ostacoli e non ho ottenuto nessun guadagno. Abbandonato l’orgoglio conveniente alla nascita e alla condizione sociale, ho servito i ricchi, come le cornacchie mi sono nutrito in casa d’altri, privo di orgoglio e in attesa di guadagno. Oh! desiderio che suggerisci azioni malvagie e non sei ancora soddisfatto!
Ho scavato la superficie della terra, ho fuso i metalli delle rocce, ho attraversato l’oceano, ho ossequiato diligentemente i re, ho trascorso notti al cimitero colla mente dedita ai mantra e all’adorazione ma non ho ottenuto neppure una conchiglia bucata. Oh! Desiderio possa tu essere soddisfatto!
Abbiamo in qualche modo dovuto sopportare discussioni meschine a causa di questa attività servile presso i malvagi, frenando le lacrime, presi in giro da menti vuote, facendo l’anjali a gente istupidita dall’inattività per le troppe ricchezze. E tu, desiderio la cui brama rimane insaziata, per quale altra follia mi fai danzare"
Sono queste le prime quattro strofe dei cento versi della rinuncia di Bhartrhari, il Vaira ̄gya-s ́hatakam, opera molto famosa in India, quasi sconosciuta in Italia.
La sua composizione si fa risalire tra il I e il VII settimo secolo dopo Cristo. Il testo si compone di trecento strofe, la prima delle centurie riguarda la vita, la seconda tratta dell’amore, la terza parla dell’ascetismo e della rinuncia.
Il loro autore fa discutere gli esperti: si sa ben poco di lui! Alcuni sostengono fosse un re che abdicato al trono, si dedicò all’ascetismo.

AUTORE

Francesco Carciotto è nato a Catania. Ha insegnato lingue classiche nei licei della sua città e parallelamente si è dedicato allo studio della lingua sanscrita. Ha tradotto e pubblicato varie opere tra cui l'Avadhuta Gita. A Pondicherry, la città sperimentale, basata sulla visione di Sri Aurobindo, ha perfezionato la comprensione e le tecniche di traduzione dal sanscrito che oggi mette a servizio della divulgazione dei più antichi testi spirituali della tradizione indiana.
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